L'otto marzo è una festa vuota se la donna rimane un'idea astratta, un genere sessuale, persino un simbolo. Otto marzo ha senso soltanto se ci si spoglia da ogni retorica e la donna è presa per quella che è, nel concreto, nel bello e anche nel brutto, con il suo carico di desideri, sogni, fatiche, sacrifici, limiti e segni del tempo.
Una donna reale, al cento per cento, come queste che si spezzavano la schiena e si piagavano le ginocchia e si facevano venir l'artrite alle mani per il freddo, tirando spazzola e sapone finché i panni da lerci che erano diventano candidi e decorosi, per essere indossati di nuovo.
A queste generazioni di donne, all'indipendenza che si sono guadagnate, all'emancipazione conquistata con sudore e sacrificio, dedichiamo il nostro personalissimo otto marzo, lontano dai ristoranti chiassosi e ancor più dai locali sguaiati, dove si scimmiotta il peggio dei maschi, rinnegando invece il valore della propria diversità, quella ricchezza varia di doni che natura e cultura hanno concesso.
Buon otto marzo a tutte le donne da Storylab, allora, chiedendo perdono per non riuscire ancora a far diventare una festa delle donne tutti i restanti giorni dell'anno.