L'atletica è una palestra di vita, come ogni sport forma la mente e il corpo. Un'attività legata alle origini del movimento umano: correre, saltare, lanciare erano tutti mezzi per garantirsi la sopravvivenza in un ambiente ostile. Nei secoli le attività motorie umane si sono sempre più ridotte, ma la natura motoria dell’uomo moderno non è diversa da quella dei suoi antenati.
Parliamo oggi di questa disciplina sportiva che tanto ci affascina, probabilmente perché vede l'essere umano sfidare se stesso e le proprie abilità psico-motorie prima ancora che gli avversari e richiede un grandissimo sforzo fisico oltre ad un eccellente coordinamento mente-muscolo. La foto che abbiamo scelto dall'archivio di Storylab è stata condivisa con noi da Duccio Crusoe e arriva direttamente dallo Stadio Brumana degli anni Cinquanta.
L'atletica leggera ha vissuto momenti
storici a Bergamo: dall'epopea
dello Sport Club Bergamo femminile (in grado di vincere scudetti e
battere record in quantità) allo scattista
Vincenzo Guerini, dalla lanciatrice di peso e disco Agnese Maffeis al
mezzofondista Gianfranco Baraldi. Quest'ultimo riuscì nell'impresa
di battere il record italiano stabilito da Luigi Beccali nel 1933 di
3'49'' fissando il nuovo tempo di 3'47'' e ponendo fine a quello che
era diventato una specie di tabù per l'atletica italiana. Era il 19
agosto 1956 e la gara si svolse sulla pista del Népstadion di
Budapest, in un clima sempre più rovente che nel novembre di
quell'anno sarebbe risultato in una rivolta contro il regime
sovietico, passando alla storia come Rivoluzione Ungherese. Vincenzo
Guerini riuscì invece per ben due volte a battere il grande Petro
Mennea ai campionati italiani degli anni Settanta, togliendosi poi
anche lo sfizio di partecipare a due Olimpiadi, Monaco 1972 e
Montreal 1976.
I grandi successi nell'atletica bergamasca furono raggiunti soprattutto negli anni Cinquanta-Sessanta, quando fra l'altro a vestire la maglia dell'Athletic Club Bergamo fu proprio l'amico-rivale di Guerini, Pietro Mennea. Anche la squadra femminile dello Sport Club ottenne importanti risultati, grazie alle grandi prestazioni di Irene Bettinelli, Bianca Bombardieri ed Elivia Ricci. Quest'ultima in particolare fu capitana della squadra capace di laurearsi per due anni consecutivi la migliore d'Italia.
Non solo "grandi" tuttavia. Un personaggio in particolare merita di essere citato: Rino Lavelli. Nel 1970 stabilì il record italiano delle ventiquattro ore su pista coprendo la bellezza di centonovantasette chilometri e ottocentonovantacinque metri! Il premio di allora? Duecentomila lire. Se vi sembra una distanza notevole, il buon Lavelli è pronto a farvi ricredere. Questi era infatti convinto che in ventiquattro ore l'uomo correndo avrebbe potuto coprire oltre duecentoquaranta chilometri, cosa che gli riuscì nel 1978, alla bellezza di quarantotto (quarantotto!) anni, sulla pista dello stadio Comunale. Non contento incrementò il primato portandolo a duecentoquarantadue chilometri e trecentoquarantasette metri. In seguito un altro atleta raccolse la sfida di Lavelli e, sulla stessa pista, riuscì a fissare un nuovo record di duecentoquarantotto chilometri e novecentodiciotto metri. Si tratta di Adriano Picinali, altro "umile" bergamasco.