Queste tre fotografie sembrano raccontare una storia: quella della funivia Albino Selvino, la
cui realizzazione ha rotto il secolare isolamento dei piccoli paesi
dell’Altopiano e di fatto ha dato inizio all’epoca del turismo, della
costruzione edilizia, del lavoro in bassa valle per tanti giovani e
ragazze, non più rinchiusi nella prospettiva antica di una vita di
fatica nei campi.
La funivia è stata inaugurata nel maggio 1958 e,
come scritto sul giornalino ProAlbino del maggio 1958, veniva
considerata “la più importante delle funivie europee colleganti due
centri sempre abitati”.
Tutte e tre le fotografie sono state
scattate quasi a metà della Valle di Albino ("la àl d'Èlbì" in dialetto)
con il tracciato della mulattiera che conduce a Selvino, ma seppur il
paesaggio cambi poco, lo scatto è avvenuto a distanza di pochi mesi, che
però portano un salto di vita epocale.
Nella prima foto
in
alto a sinistra, vicino al boschetto scuro, si intravede una sottile
linea bianca. È il muraglione dove stanno costruendo la stazione
dell'arrivo della funivia. Non si vedono i cavi della linea quindi la
fotografia è stata scattata sicuramente prima del maggio 1958.
La mulattiera è deserta, come il paesaggio. Tutto sembra in attesa.
Anche in questa seconda fotografia
siamo
nella Valle di Albino, in dialetto "la àl d' Èlbì", lungo la mulattiera
che porta a Selvino, in particolare qui è la chiesina ( chiamata da
tutti "césina").
La funivia è già in funzione, quindi la foto è stata
scattata dopo il maggio 1958. Infatti si nota bene in altro a sinistra
la struttura bianca della stazione di arrivo, con il muraglione di
contenimento già completato.
La mulattiera è animata e dall’abbigliamento dei personaggi si capisce che è estate, giugno o luglio.
In
primo piano c’è una mamma con parecchi bambini (i figlioletti che tiene
vicino e probabilmente amichetti o cuginetti), seduta in attesa del
passaggio della funivia. La signora è in gonna e sandali perciò sarà
salita dalle case di Albino assecondando magari il desiderio dei
piccini, che avranno chiesto di poter vedere “da vicino” quella
spettacolare invenzione da poco inaugurata. Le scuole sono terminate, il
pomeriggio è ricco di avventure e scoperte. Una gita come premio e
festa nei lunghi giorni dell’estate.
Poco lontano, verso monte, due
uomini osservano con stupore quasi bambino il passaggio in aria della
cabina, uno di loro addita al cielo commentando o elogiando simile
innovazione.
Forse avranno lavorato alla costruzione dei piloni di sostegno, sicuramente ne decantano la potenza.
Infine nella terza foto
le case intorno alla stazione hanno i panni stesi, il lavoro delle donne accanto alla fatica degli uomini.
La
stazione di arrivo, potente e maestosa, sembra proiettarsi in giù, ad
abbracciare la vita e il futuro. Quasi un invito ad afferrare il vento,
ad accogliere il progresso dell’uomo. Dalla roccia al cielo.