Dove corri cappello e piuma in testa, baionetta a terra e un masso in mano? Dove corri alpino?
Una risposta c'è: fino a Milano. "Ai giardini di Largo Giovanni XXIII, in zona Sempione-Fiera" spiega Adriano Rosa, aiutandoci a ricostruire la storia del monumento ai Caduti del 5° Reggimento Alpini, qui immortalato nel luogo di posa originario, nel piazzale antistante la Caserma Camozzi, a Bergamo. L'ultima ritirata, quella del milite di bronzo, che sulle trincee del Carso non retrocedeva un passo e nelle steppe desolate della sterminata Russia dimostrava per intero il proprio valore e coraggio.
Nell'Italia che ama farsi beffa di se stessa (un farsi beffa che - detto tra noi - non disprezziamo, restituendoci il senso della misura e mitigando un sentimento di superiorità o addirittura onnipotenza che sarebbe ancor più deleterio per la coscienza di qualsiasi popolo) tendiamo a scordare o minimizzare le qualità che pur abbiamo e le eccellenze dimostrate in questo o in quel campo.
Tra i militari di ogni Paese, ordine e grado, gli alpini italiani sono senza dubbio tra i più preparati, efficienti e generosi e di questo va dato loro atto. Onorarne la memoria, provare per essi un senso di gratitudine e riconoscenza, è gesto nobile, da parte di chi è sopravissuto e anche grazie al loro sacrificio vive ora libero, sereno, al sicuro.
Dove corri allora alpino? Una risposta c'è: ovunque, finché avrà memoria l'uomo.