I giochi dei bambini, laddove non vengano diretti dagli adulti, sono simili pressochè ad ogni latitudine e in ogni epoca. Il tempo può forse portare innovazioni tecniche e materiali, per cui il pallone di stracci diventa di cuoio e poi si declina in plastica, gomma, sintetico; ma i giochi più semplici cambiano di poco. Per i bambini e ragazzi di campagna (e solo cinquant’anni fa il concetto di campagna comprendeva le attuali periferie edificate) l’ambiente naturale era un terreno di gioco dalle possibilità infinite.
Il tempo porta anche maggiore attenzione, maggior sensibilità, maggiore sicurezza. Generazioni di ragazzini sono sopravvissuti a infanzie ai nostri occhi spericolate, scorrazzando in bicicletta senza caschi né protezioni, spesso da soli, spesso giocando a nascondino tra i fossi o nel bosco, oppure aiutando i genitori in campagna portando al pascolo animali e maneggiando attrezzi da lavoro.
E tutto questo andando indietro nel tempo solo di pochi decenni, e solo considerando l’aspetto del gioco; se torniamo ai primi del Novecento, l’infanzia assume tinte fosche, e non è più nemmeno infanzia, con la normalità di un lavoro minorile e spesso pesantissimo e pericoloso. Una realtà che non mancava anche negli anni ’30, epoca a cui risale la foto di cui parliamo oggi; immagine che però, fortunatamente, ci mostra due bambini in un momento di gioco all’aperto, nella pineta di Clusone. Il primo è arrampicato sul tronco di un pino, a piedi nudi, perfettamente a suo agio abbracciato alla corteccia ruvida, e guarda trionfante la bimba rimasta a terra.
Quegli sguardi sono gli stessi dei bambini di oggi; quello che cambia ed è cambiato, e con poche possibilità di tornare indietro, è lo sguardo degli adulti.
“Non si aveva bisogno dei parchi avventura, percorsi obbligati e armamentari vari...bastava un poco di coraggio e di fantasia. Quanto sono diversi i bambini di oggi!” commenta la lettrice Annaluisa Palmirani, e non si può darle torto. Ma con una precisazione quanto mai necessaria: non sono i bambini ad essere diversi, ma il nostro sguardo e il nostro atteggiamento di adulti verso di loro, frutto della cultura odierna di cui siamo intrisi e da cui non possiamo liberarci. Nella pineta di Clusone ora c’è, oltre a un bel tratto di ciclabile e una pista di skiroll, un parco avventura in cui i bambini d’oggi possono sperimentare gli stessi giochi dei loro omologhi degli anni ‘30 ma con tutte le sicurezze degli anni Duemila. Imbrago, corde, passaggi sospesi: avventure ben più alte e ardite di quelle del nostro coraggioso bambino in foto.
Sicurezza e sensibilità verso l’infanzia sono stati un bel passo in avanti, dal punto di vista materiale e culturale; ma forse il passo si è spinto troppo in là, ed è sconfinato nella mania di controllo, di azzeramento del rischio.
Ma questo è un problema, e forse una colpa, che riguarda solo noi adulti.