Ci sono città che hanno talenti speciali, proprio come le persone, e riescono a capovolgere lo scontato, trasformando i limiti in opportunità. Prendiamo Bergamo.
Bergamo è riuscita nel miracolo di trasformare le mura in ponti, di mutare ciò che era sorto per dividere, destinandolo a un ambizioso progetto di unione.
Un seme gettato ben prima che l'Unesco posasse lo sguardo sulle vecchie fortificazioni, quando il resto della città pareva concentrato soltanto sulle nuove (e opinabili) edificazioni.
Già allora, in quegli anni di imprenditori l'un contro l'altro (di cemento) armati, le Mura Venete restarono bastione ma a difesa della bellezza, della particolarità, dell'originalità, dell'unicità di città alta e del patrimonio storico, artistico, architettonico che essa contiene. Quelle mura, che qui vediamo in uno scorcio tanto ameno da sembrare un presepe, sono tuttora per Bergamo e per noi una sorpresa e un vanto, simbolo di come la saggezza dell'uomo possa trasformare nel tempo qualsiasi barriera in una rampa di lancio.