Ce ne siamo dimenticati, perché l'uomo è così, scorda facilmente. Una scarsa memoria che è zavorra ma anche salvagente, in alcuni casi catapulta. Che ne sarebbe infatti dell'essere umano se non sapesse dimenticare o quanto meno oltrepassare, lasciarsi alle spalle sofferenze, offese, lacerazioni...
Un pensiero che evoca in forma duplice questa immagine, caricata da Maurizio Lussana e pescata dall'archivio Giovanni B. Camossi.
In forma duplice poiché da un lato mostra le ferite della guerra, gli squarci causati dalle bombe, quelle bombe sganciate da coloro che erano già chiamati alleati e che restano tuttora nazioni amiche, gli Stati Uniti, la Gran Bretagna. Dall'altro lato invece evidenzia la capacità di ricostruire o almeno di ripristinare i servizi interrotti, sostituendo alla fragorosa e dirompente distruzione dell'esplosivo l'abilità tecnica, la sapienza ingegnosa che permette il passaggio del treno nonostante le campate interrotte.
Quel convoglio va appunto oltre, sopra i danni e il vuoto, al di là del baratro. Ideale di efficienza, ma anche immagine di una bellezza estrema, d'una leggiadria che non ha paragoni, proprio perché di solito i treni non si accontentano dei nudi binari, preferendo per la robustezza delle arcate dei ponti.
P.S. Diciamo la verità, non avremmo scelto oggi questa foto se nei giorni scorsi non avessimo letto le dichiarazioni del primo ministro greco, che ha affermato di voler chiedere i danni di guerra alla Germania, e - ancor di più - se in Ucraina non suonassero tragici i cannoni, minaccia imminente per il mondo intero e sciagura attuale per chi in quelle terre abita. La memoria corta può avere vantaggi, ma perderla del tutto è il principio di ogni tragedia.