Il colore, nel regno del bianco e nero, è da maneggiare con cura, come certi farmaci potenti, che in dose abbondanti possono causare più danno che beneficio (non a caso i greci usavano la medesima parola, phàrmakon, per intendere sia la medicina sia il veleno).
Facciamo uno strappo alla regola proponendo questa immagine al tempo stesso semplice ed epica, che ritrae un momento consueto per la vita di campagna, custodendolo come in una goccia d'ambra. Proprio simile all'ambra è il colore che prevale, un biondo carico, che rimanda all'abbondanza e al tempo stesso alla decadenza, alla pienezza dell'estate, quasi che in quel fieno, in quella paglia, fosse finito spremuto il solleone di una stagione intera, matura. Un'invasione di giallo che pare pennellato e domina e fa passare in secondo piano il centro della fotografia: gli ingranaggi della macchina dell'imballaggio e i due uomini dalle spalle large e il capo chino che gli tenevano testa. Uomini abituati alla fatica, che in una giornata scambiavano tre, massimo quattro parole, perché quando c'era bisogno comunicavano a sguardi, con calma, anche quando c'era fretta.
P.S. Grazie alla comunità di Cavernago, uno dei comuni che più hanno contribuito alla ricchezza dell'archivio di Storylab. Proprio lì, a Cavernago, domenica 20 novembre, l'intero progetto verrà presentato e ci sarà l'occasione di raccogliere foto e storie, belle quanto questa.