Diciamo "cultura" e ci riempiamo la bocca, come con quei cibi tanto abbondanti che fatichiamo a masticare e persino il sapore si perde, tra guance e palato.
Diciamo "cultura" e appare una cima troppo alta, inaccessibile, sovente immersa nella nebbia o spazzata perennemente dai venti.
Diciamo "cultura" e i paroloni rotolano, rimbalzano, sgattaiolano, ma pure incespicano, si intrecciano, debordano.
Diciamo "cultura" e abbiamo in mente tutto e niente, mentre sarebbe così semplice puntare un dettaglio e indicarlo ad esempio, per spiegare realmente cos'è la cultura.
Oggi siamo fortunati: quel particolare è l'immagine in bianco e nero di una vetrina, del negozio di pianoforti nonché club musicale "C. Borroni" in via XX Settembre 50, a Bergamo. Lì cultura non erano parole vuote, bensì note, sentimenti, emozioni.
"Il tempio dei primi complessini beat, famosissimo il complesso dei Mat 65. I complessi bergamaschi erano tutti iscritti nel 'clan Borroni' che aveva sede in questo storico negozio" spiegano su Storylab Daniele Colombo e Angelo Albini. "Tempi indimenticabili" chiosano. Tempi in cui, aggiungiamo noi, la cultura non si celebrava, cultura si faceva. Complimenti a chi per decenni ne ha portato alta la bandiera.