Non di sola via Gluk canta Celentano e il suo azzurro qui a Bergamo era anche rosso, giallo, verde. Anni Sessanta, quartiere Monterosso. Quello che sarebbe diventato il quartiere Monterosso, con le sue strade, le case, i palazzi. Una porzione di città che allora non era ancora venuta alla luce, pur se ne erano già state ricamate le trame e gettato il seme di quanto sarebbe sorto l'indomani.
Per renderci conto di ciò che nel frattempo è successo, prendiamo a prestito le parole di due amici lettori. «Foto fantastica nella sua semplicità - scrive Carlo Signori - Scendendo, dopo il tornante, dove si vedono delle macerie, verrá costruita casa mia, Via Ponchia 14, nella quale abiteró dal 1967 circa al 2007 (anche se abito in realtá in Danimarca dal 1985 in pratica). Quartiere giovane e dinamico, variegato e speciale. I favolosi anni Sessanta e Settanta: Il mondo era piccolo ed ancora ingenuo».
«Splendida immagine di altri tempi - gli fa eco Vittorio Zambetti - allora il costruire era una necessità nazionale e la posizione del nuovo quartiere faceva sognare le numerose famiglie che, abitando in zone per lo più vecchie, in costruzioni ottocentesche (tipo le abitazioni di città alta di allora ), vedevano nel Monterosso il paradiso in terra! Ora, magari, un po' meno».