Era appena iniziata l’estate e il frinire delle cicale lungo i bordi delle strade tagliava l’aria di fine giugno. Solo sporadiche presenze si avventuravano per le vie di Vall’Alta sotto il sole, mentre quest’ultimo accarezzava benevolo i pendii del monte Altino e il profilo della valle circostante.
Ma ecco che a rompere il silenzio, lungo la via polverosa e semideserta, da lontano giunse un richiamo.
«Gelati, gelati!»
Un uomo vestito di bianco si avvicinò lentamente a bordo di un carrettino di legno, trainato da un cavallo che, con ritmo cadenzato e sonnolento, scandiva lo scorrere del tempo sul manto stradale.
«Gelati, ben tre qualità!»
Passati pochi istanti, nella via si riversarono gruppi di bimbi e ragazzetti, irrimediabilmente attirati dall’appello. Il carretto delle delizie si fermò: sotto gli occhi dei presenti brillavano le alte cappe coniche dei recipienti, scrigni di fresche dolcezze. Per pochi spiccioli, il gelataio porgeva un cono sormontato da due piccole sfere quasi perfette. Una leccornia rimasta incastonata nella memoria.
Il ricordo sfuma, eppure è vivo il fascino che la figura del gelataio itinerante riesce ancora a suscitare. Sebbene questa sia andata perdendosi nel tempo, assistiamo oggi al delinearsi di nuovi fenomeni gastronomici capaci di riappropriarsi delle strade e piazze. E se negli ultimi anni lo street food è diventato una moda consolidata, viva è la speranza di veder presto ricomparire anche il caro carretto del gelato.