Il bosco in città, ma anche il chiostro. Un chiostro a cielo aperto, un'oasi di pace e pietre, con alti fusti d'albero a far da sentinella e fronde ampie, che riparano, imponendo alla luce di chinare il capo e lasciare che le ombre diano ad essa disegno e profilo.
La piazzetta Angelini è uno tra gli scorci più caratteristici di Bergamo. Noi però l'abbiamo scelta non per l'aspetto, pur mirabilissimo, bensì per il mistero legato a quell'uomo seduto su una panchina, minuscolo al centro della scena, invisibile quasi a un occhio distratto. Quell'uomo vestito di tutto punto, elegante e insieme sobrio, con una gamba accavallata e in testa un copricapo simile a un basco, che guarda il selciato e certo medita, pensa, noi lo associamo a colui che dà il nome a quel luogo: Luigi Angelini.
Non importa se sia lui o no davvero: per noi lo è, lo rappresenta, meglio. Ci piace infatti immaginarlo così l'ingegnere allievo del Piacentini, che nel corso della carriera ha curato la realizzazione di oltre quattrocento edifici. Ci piace pensarlo solo, ramingo, in quello spiazzo ameno che ha tenuto a battesimo, capace di godere di quella meraviglia più che di una medaglia al petto, avendo trovato finalmente un posto dove si fondono l'utile e il bello.