Il nome è lo stesso, la sfilata pure, il percorso quasi. Ad essere cambiata è la gente, siamo noi, che manteniamo - e sia ascritto a merito - la tradizione, ma nell'animo non siamo più i cittadini di allora, quel popolo in gran parte devoto e che davvero attendeva quel giorno di Mezza Quaresima per dare tregua alla contrizione, alla penitenza, ai fioretti che sempre si sono accompagnati al periodo che precede la Pasqua.
Eravamo più poveri di denari, non di relazioni e legami. Avevamo meno opportunità e abbondanza, tuttavia quel poco che c'era lo si metteva in comune e ogni volta bastava. Risultavamo ingenui, semplici, in molti casi paolotti, però ci si divertiva senza affanni e si dormiva profondo, quando si andava a letto la sera. Ora non è "peggio" - chi ci legge con costanza sa che poche dichiarazioni ci mandano fuori dai gangheri più di quelle in cui "si stava meglio quando si stava peggio" - ma è innegabile che siamo cambiati, una mutazione profonda, genetica.
Così ad osservarla distrattamente la fotografia di allora, eccetto il bianco e nero, potrebbe essere attuale. Invece no: oggi la sfilata è uno spettacolo di colori, che si ammira; ieri era stupore, meraviglia, una favola che diventava per un giorno vera. Grazie comunque a chi si impegna ogni anno per proporla. Non noteremmo e non rifletteremmo sulle differenze se non fosse allestita così bene tuttora.