Leggende delle due ruote: Felice Gimondi

Il ciclismo a Bergamo è da sempre una disciplina molto apprezzata che trova molto seguito presso gli appassionati, dai corridori professionisti ai semplici dilettanti, coloro che ogni giorno si lanciano in una sfida contro se stessi e affrontano le diverse conformazioni geografiche del nostro territorio. Di percorsi per mettersi alla prova ne abbiamo in abbondanza e il desiderio di raggiungere la meta è tanto forte da contrastare sudore, respiro affannoso e crampi alle gambe. Al senso di appagamento contribuiscono d'altronde gli splendidi panorami che decorano la cornice bergamasca, pittoresca grazie al delicato profilo delle nostre Valli, baciate dai fiumi, e alla calma placida dei laghi.


Oggi vogliamo ricordare un grande campione bergamasco, entrato nella storia del ciclismo italiano e mondiale: Felice Gimondi. Nato a Sedrina nel 1942, Gimondi si rese protagonista di una carriera veramente eccezionale: un Tour de France vinto a soli ventidue anni, la Parigi-Roubaix l'anno successivo e il primo Giro d'Italia a ventiquattro. Queste sono solo alcune delle vittorie nel suo palmares, alle quali vanno aggiunte anche una Vuelta, una Milano-San Remo e il mondiale del 1973 conquistato superando il rivale di sempre Eddy Merckx.


Per il Tour del 1965 Gimondi fu scelto solo all'ultimo momento per sostituire un suo compagno di squadra. Prese la partenza come gregario di Vittorio Adorni e di lui allora si sapeva poco, ma ben presto ebbe l'occasione di dimostrare tutto il suo talento. Fece sua la maglia gialla alla terza tappa, dopo aver vinto la seconda. Quando poi Adorni patì una crisi sui Pirenei, Gimondi fu libero e capace di prendersi il Tour davanti all'eroe di casa Poulidor, diventando il quinto italiano a vincere la Grande Boucle. L'Italia era in festa.


E a Bergamo? Le cronache dell'epoca riportano di grandi festeggiamenti sia a Sedrina che a Bergamo, dove si assistette a caroselli e squilli di clacson per le strade. Festeggiamenti destinati a ripetersi quando il ragazzo diventò campione del mondo,nel 1973, sconfiggendo nella volata finale il grande Eddy Merckx sul circuito del  a Barcellona. Una vittoria conquistata soffrendo e lottando, ma soprattutto non arrendendosi mai, come i veri bergamaschi sanno fare. I festeggiamenti per la vittoria furono un deja vu dei successi al Tour, al Giro e nelle altre classiche. L'intera Bergamo era incantata, rapita dalla bravura del suo atleta.


La città si colorò a festa anche in occasione della tappa del Giro 1976. Era l'11 giugno e Felice Gimondi si impose ancora una volta sul belga Merckx, detto il "cannibale" per la voglia di vincere sempre e di non lasciare nulla agli avversari, trionfando con il braccio destro al cielo e un urlo di gioia, momento perfettamente catturato nella foto condivisa con Storylab da Sergio Meli. Galvanizzato dall'indimenticabile sprint di casa, il giorno successivo Gimondi vincerà anche la crono prendendosi il suo terzo e ultimo Giro d'Italia, forse il più bello per il successo decisivo colto di fronte alla propria gente, ai propri tifosi, alla propria città, estasiata. Così avrebbe ricordato quella vittoria a distanza di anni: «Quella di Bergamo è stata una delle mie più belle vittorie, tra le prime cinque in assoluto. Ma ci pensate? Primo nella mia città, davanti alla mia gente!».


Felice Gimondi è stato uno dei personaggi simbolo di Bergamo che, grazie al carattere semplice e spontaneo, il sorriso dolce e la tenacia tipica bergamasca, è entrato nel cuore di una città e, perché no, di una nazione intera. Per questo merita una volta di più di essere celebrato, affinché le sue mirabili gesta non vengano dimenticate e non si perda uno splendido pezzo della nostra storia.

Andrea
Andrea Bellini

Saluti (in posa) prima di partire

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