Li chiamavano "teleromanzi" e ai nostri occhi di bambino erano un
prodigio, in quella prima tv che sembrava a colori pur essendo in bianco
e nero.
Uno dei primi che ricordiamo è "La freccia nera", con
Arnoldo Foà e Loretta Goggi, diretto dal regista Anton Giulio Majano,
liberamente tratto dal romanzo di Robert Louis Stevenson (e che, se ci
permettete il paragone, possiamo considerare il nonno allora arzillo e
affascinante di quel Trono di Spade che oggi va per la maggiore sugli schermi di mezzo mondo).
Ricordi vaghi, ma indelebili, di molti primi piani, di partenze e
arrivi a cavallo (mai del mezzo, il mezzo lo lasciavano alla fantasia di
chi guardava) e di castelli nella campagna inglese.
Eccolo il
nesso. Questa fotografia della rocca di Urgnano, che nel prossimo fine
settimana ospiterà la tradizionale sacra rievocativa e che a noi rievoca
pure altro, compresa una comunanza tra la bassa bergamasca e le contee
inglesi che gran parte della letteratura tra Settecento e Ottocento
hanno ispirato, dall'Ivanhoe di sir Walter Scott all'epopea di Robin
Hood passando appunto per Stevenson. Roccaforti imponenti e aggraziate
insieme, capaci di infondere senso di bellezza e al tempo stesso
protezione, ammirazione, rispetto.