Il colonnello inglese

Basco in testa, occhiali, baffetti, lungo lungo e con una postura poco marziale, dovuta al fatto che - come spiegava L'Eco di Bergamo dell'epoca - il colonnello David Morley Fletcher era "un ufficiale inglese con casa tra le montagne della Scozia e che si era applicato allo studio delle leggi e dell'amministrazione pubblica più che alla tattica militare". Figuriamoci l'assalto alla baionetta o il corpo a corpo.
Dopo essersi laureato in storia all'università di Cambridge il giovane David si era interessato alle condizioni di vita nelle zone industriali d'oltre Manica (le stesse che aveva raccontato Dickens, con ben altra poesia, qualche decennio prima) per poi girare il mondo, così da prepararsi alla carriera amministrativa e politica, nel solco della più robusta tradizione anglosassone, pragmatica e colonialista, non disdegnando però lavori da apprendista, operaio e facchino in cantieri e miniere.
Non basta. L'uomo allampanato e lievemente curvo che vediamo anche in quest'altra fotografia era anche e soprattutto un giornalista. Per quindici anni infatti aveva fatto il redattore della tuttora prestigiosa agenzia Reuters.

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Poi venne la guerra e con essa gli stravolgimenti degli scenari internazionali e pure delle vita apparentemente trascurabile di milioni di uomini e donne, compreso Fletcher, che si ritrovò sullo scranno più alto della prefettura di Bergamo, nell'Italia occupata e liberata.
L'immagine che vi mostriamo lo inquadra al centro della scena, di fronte al microfono che si usava allora e che non per caso richiama la memoria a Radio Londra. E' il 2 maggio 1945 e ci troviamo di fronte alla Torre dei Caduti. Morley Fletcher è stato nominato poco tempo prima "governatore militare alleato di Bergamo liberata" e qua lo vediamo salutare la popolazione bergamasca. "Alle sue spalle, con i pantaloni alla zuava - racconta Sergio Meli, che su Storylab ha caricato la fotografia - il generale Raffaele Cadorna, comandante del Corpo Volontari della Libertà". Figlio di Luigi , il generale reso famoso dal primo conflitto mondiale e anche dal gioco più praticato dai ragazzi dell'oratorio nel dopoguerra (palla cadorna, appunto), Raffaele meriterebbe un racconto a parte. Per oggi però ci fermiamo qui, su quel palco in cui cercavano di salire molti, perché il vento era cambiato e l'Italia aveva appena cominciato una resa dei conti lunghissima.
Giorgio
Giorgio Bardaglio Giornalista

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