Non tutti i bergamaschi sono muratori, ma per distinguere i buoni muratori si fa riferimento ai bergamaschi.
C'è chi ne ha fatto una macchietta (Enrico Bertolino) e chi ci ha costruito l'Italia, svegliandosi prima dell'alba, andando a letto a presto la sera e senza una parola fuori posto, mettendo in pila mattoni, usando piccone e badile e tessendo trame di travi e perline a una velocità da macchinario industriale, contando soltanto su carne , nervi e ossa. Poche chiacchiere, quasi sempre in dialetto, molti fatti, per una tradizione che resta viva tuttora, anche se i tempi sono cambiati e all'abbondanza di mano d'opera s'è sostituita la tecnologia, con le norme burocratiche che danno più peso della fatica e le regole per garantire sicurezza che hanno cancellato il folclore dei berretti fatti con la carta di giornale e i ponteggi alla bell'e meglio. La radice però resta identica, così come la voglia di lavorare e il piacere di costruire, al netto di qualsiasi retorica.
Tra le molte fotografie di Storylab che immortalano dei muratori, scegliamo questa, non soltanto perché ci sta simpatica d'istinto la figura centrale, fisico e volto da sergente Garcia (quello di Zorro), con pala e secchio sulla spalla che lo fanno apparire ai nostri occhi come un Tom Sawyer della Bassa. E' l'insieme delle figure e il quadro complessivo che ci affascina, restituendoci l'idea di un'Italia che cresceva con sudore della fronte e a forza di braccia. Un'Italia che si è fatta da sé, senza troppi preamboli, tirata dritta col filo a piombo e, quando serviva, con qualche colpo di mazza, ben assestata.