Grazie alla ricerca di Adriano Rosa, Adriano Colpani e Roberto Brugali è stato possibile localizzare questo luogo di Bergamo ormai scomparso. Si tratta delle prime piscine pubbliche della città. Adriano Rosa ha poi trovato sul libro "il novecento a Bergamo" di Frattini e Ravanelli la descrizione del luogo che riporto integralmente. All'inizio del novecento all'interno di un locale al Galgario, in un tratto della roggia, campeggiava la scritta "Bagni pubblici"; un avviso del comune informava che "il bagno e il nuoto pubblico sono esclusivamente consentiti in codesto locale aperto alla cittadinanza ogni giorno, da giugno a settembre, dalle ore 5 alle 14, indi dalle 16 alle 21.I bagnanti e i nuotatori devono essere decentemente vestiti" Questo stabilimento balneare era chiamato familiarmente "I bòi" cioè a dire "I bolli"; definizione che stava per bollini, dato che per entrare nei mesi estivi si pagava qualche centesimo e un bollino certificava l'avvenuto pagamento anticipato. Emilio Zenoni ricorda anche , tra l'altro, che nello "stabilimento balneare" per un pò c'era stato una specie di fuoriprogramma, il bagno di Capodanno. Nell' occasione "i bòi" venivano riaperti in via eccezionale e i nuotatori erano esentati dal prezzo del bollino. Il tratto da percorrere a nuoto era di un centinaio di metri e tutti alla fine erano attesi da un caldo accappatoio e da un bel bicchiere di vin brulè. Ricorda da parte sua Luigi Pelandi : "Nei pressi della Chiesa del Galgario si vede ancora il portone che dava accesso al misero stabilimento dei bagni pubblici popolari. Una specie di piscina costituita dal corso del Serio Grande, la metà più a monte in uso per i nuotatori esperti e la parte a sud per i principianti. Acqua corrente dunque. C'erano anche camerini e alcuni erano in uso dei facoltosi (col servizio di biancheria si pagavano due soldi)