Questa è una piccola storia di un piccolo grande sogno: oggi i bambini trascorrono l'estate divertendosi e giocando, come è giusto che sia, ma un tempo i fanciulli trascorrevano l'estate aiutando i genitori nella stalla, con le mucche e nei campi per la fienagione. Un bambino come tanti del paesino di Amora, sull'Altopiano di Aviatico a metà degli Anni Sessanta, aveva però un sogno: aveva adocchiato da tempo nel negozio della Elena di Ama (che fungeva anche da bazar e consorzio per i mangimi) una slitta in legno, bella, lucente e liscia, con i pattini che sembravano luccicare. Se ne stava appesa sopra il bancone accanto ai salami e agli attrezzi per la campagna, come in attesa. Il bambino desiderava quella slitta con ardente struggimento: si informò sul prezzo e decise che sarebba stata sua. Era usanza a quel tempo tra compaesani di scambiarsi piaceri e aiuti attraverso una sorta di baratto, basato sul sistema del "ritornare il tempo". Anche il ragazzino veniva spesso mandato dai compaesani a svolgere mansioni di tuttofare e bergamino, teneva le mucche, tagliava i prati fin nei punti più scoscesi e irti di rovi, dove gli adulti avevano difficoltà a chinarsi, e portava i "masoi" di fieno fino alla porta del fienile delle cascine sotto il Poieto. Ma questa volta in cambio voleva le uova. Gli servivano per pagare a rate quella slitta speciale. A dozzine ne portò alla Elena di Ama durante tutta l'estate. Ad ogni consegna vedeva avvicinarsi sempre più il traguardo desiderato. Al termine dell'estate la slitta fu sua. Era talmente felice che anche se non era ancora tempo di neve, il ragazzino appena ne aveva la possibilità si metteva seduto sulla sua slitta di legno in mezzo al prato ancora verde sotto casa sua e accennava a brevi discese. Finché un villeggiante del paese gli scattò questa fotografia. Una slitta di legno è per sempre.