Palazzina Rota Bulò Nel nucleo storico di Carvisi di Terno d’Isola, ossia all'interno della corte meridionale denominata "stal dei frat" probabilmente per richiamare l’originaria proprietà benedettina, fu aggiunta nei primi anni del XVIII secolo un’elegante palazzina residenziale, seminascosta da mura di protezione e annessi rustici. Tale residenza estiva dei nuovi proprietari del podere, tramutata in alloggio del fattore e in seguito abbandonata alla decadenza, aveva l’accesso sia dalla corte del cascinale di proprietà sia dalla campagna circostante ed era dotata di portale con portone d’accesso per immettersi, o per ricevere privatamente al termine del viottolo che serviva altre due corti agricole, dalla Strada dei Carvisi di Sotto. Su tal edificio dominicale, oggi radicalmente rimaneggiato, era interessante cogliere l’esigente concetto padronale per la propria terra disposta a mezzadria. Era provvisto di porticato a tre arcate, a sesto ribassato, poggianti sopra apprezzabili colonne in pietra arenaria. Granai nel sottotetto con le classiche aperture ovali. Camere al piano rialzato con ariose finestre esposte a Sud-Est accanto ad impercettibili feritoie orientate sulla campagna circostante per verificare, direttamente dal capezzale, la presenza mattutina e lavorativa dei mezzadri. Alla destra del robusto fianco perimetrale era approntato un forno per cuocere la farina. Nel XVIII e XIX secolo qui soggiornò un ramo della famiglia Rota, detta Bulò, nel quale si evidenziarono alcuni esponenti iscritti al Collegio notarile. Tale famiglia proprietaria di casali e terre locali, proveniente da Almenno San Bartolomeo ma già presenti nel XV secolo in territorio di Mapello, hanno introdotto anche in Carvisi il soprannome Bulò. Già nel XVI secolo un “Gio Pietro Rota Bulò” era attivo nella professione notarile. Altro Rota Bulò fu al servizio del conte Enrico Martinengo e nel 1723 affiliato in una vasta organizzazione di malviventi. Ma nel XVIII secolo, il cosiddetto bulo del nostro territorio era divenuto noto come chi usava prepotenza nei confronti di rivali in amore. Tuttora è sinonimo di bullo; di personaggio spavaldo e sfrontato. Ad ogni modo sulla facciata della palazzina Rota Bulò in Carvisi era visibile fino agli anni Cinquanta del secolo scorso l’affresco centrale raffigurante lo stemma con la caratteristica ruota cosmica e l’aquila reale di re Rotari. Un’esplicita simbologia in tale casato orobico che ha evidenti radici longobarde anche nel motto “Longobardus natione et morbus - qui dicor Rothar ex genere Arodus”.