Vittoria Rota Rossi, nata l’11 aprile 1848 a Conselve, morì il 23 ottobre 1911 lasciando liberò l’usufrutto sulla proprietà dell'Opera Pia Bravi di Terno d'Isola, stimato annualmente in lire 1572,44. Un immenso patrimonio che avrebbe potuto essere ereditato da un suo figlio maschio, se avesse raggiunto i 24 anni di eta. Così pure le sue tre sorelle, se le avversità della vita non fossero state negative. L’entità delle proprietà terriere a lei vincolate con usufrutto, nel solo Comune di Terno, fu quantificata in 21,6 ettari. Ad Asiago, nota cittadina di soggiorno estivo in provincia di Vicenza, erano nate le prime tre figlie di Luigi Rota Rossi e Teresa Bravi, che era la sorella di Giuseppe Bravi, sindaco di Terno, celibe e grande proprietario terriero, fondatore alla sua morte dell'Opera Pia Bravi. A Conselve, un comune in provincia di Padova, era nata Vittoria. Sono località di soggiorno della famiglia Rota Rossi per probabile questione di lavoro del padre ingegnere. Vittoria si sposa il 23 aprile 1872 con Francesco Calegari di Covo: futuro consigliere ed assessore di Terno. I presenti alla lettura notarile del testamento di Giuseppe Bravi, oltre a cogliere tra le righe l’implicito atto d’amore di un anziano sindaco per la gente più misera del suo paese, tra sconcerto e varie interpretazioni apprendono con certezza che qualora le quattro succitate figlie di Teresa Bravi non potrebbero partorire altri figli maschi, o gli eventuali pronipoti non riuscirebbero a raggiungere i ventiquattro anni d’età, probabilità molto concreta vista l’alta percentuale di mortalità infantile (tra l’altro, al momento della stesura del testamento, con il piccolo erede maschio Bravi-Calegari-Rota Rossi già deceduto e con la madre Vittoria Rota Rossi da sette mesi nell'attesa di un altro figlio, magari maschio) le quattro ragazze resterebbero le uniche usufruttuarie del patrimonio Bravi “vita loro natural durante”. Dopodiché, con la morte dell’ultima Rota Rossi, diverrebbero eredi universali i poveri del paese. In pratica, la stragrande maggioranza degli abitanti di Terno. Ai citati cugini, Giorgio e Mariano, fratelli di Maria e Carolina e dei già deceduti, Lucrezia e Nicola, non resta altro che il governo del patrimonio; ossia la presidenza di una probabile e futura congregazione di carità che dovrebbe amministrare “la sostanza (…) conservata sempre in natura e non mai capitalizzata” nell'attesa dell’evolversi degli eventi. Solo in caso d’eventuale soppressione, di conversione o d’appropriazione indebita da parte dello Stato del patrimonio riservato alla costituente “Congregazione di Carità, composta dal Sindaco e dal Parroco pro-tempore di Terno”, l’intera ricchezza passerebbe nelle mani dell’ultimo Bottaini rimasto in vita e nel ruolo di presidente. Tuttavia Giulia, la prima delle quattro nipoti, è deceduta otto mesi prima dello zio, senza che questo abbia rivisto per tempo il testamento già redatto e affidato al notaio. Enrica, o Enrichetta, secondogenita, seguirà Giuseppe l’anno successivo. Anche Ester, la terzogenita rimasta a vivere tristemente sola nel Palazzo Bravi, seppur in compagnia della domestica Angela Centurelli, si spegnerà otto anni dopo lo zio e senza eredi, essendo nubile come le sorelle già decedute. L’unica che vivrà più a lungo ed usufruirà per 36 anni il patrimonio dello zio e dei genitori, è la giovane Vittoria; l’ultima figlia di Luigi Rota Rossi e Teresa Bravi. Questa ragazza, che dal 23 aprile 1872 è coniugata con Francesco Calegari di Covo, premette un’unione feconda poiché, nove mesi dopo il matrimonio, è già mamma di un maschietto. Anche se, purtroppo, il primogenito ha cessato di vivere nel luglio successivo quando lei era già incinta di Teresina, la figlia vivente nata il 28 marzo 1874. Di questa fertilità famigliare, certamente n’era informato lo zio Giuseppe, seppur colpito dalla morte dell’erede maschio ancor prima di suggellare le estreme volontà e, al momento della stesura del testamento, nell'attesa di un altro probabile pronipote maschio che possa raggiungesse la maggiore età per l’eredità. La sventurata Vittoria, quattro anni alla morte del padre, aveva spostato la residenza nel Palazzo Bravi con madre e sorelle. Ad undici perdette anche la madre. A ventiquattro si era dunque coniugata con l’ingegnere di Covo e in quella località ha spostato la residenza. Inoltre, all'apertura del testamento, essendo ventisettenne e con due gravidanze portate a termine, è l’unica che può sperare di mettere al mondo i figli maschi, menzionati dallo zio, che potrebbero accaparrarsi l’intero patrimonio di famiglia e quello dei Bravi. Vittoria Rota Rossi morirà nel 1911 senza figli maschi, ma con la sola figlia Teresina, cosicché l'intero patrimonio dello zio Giuseppe Bravi fonderà l'Opera Pia Bravi per i poveri di Terno.