Il Vescovo di Bergamo Monsignor Clemente Gaddi sale sulla nuova bidonvia del Monte Poieto, accompagnato dal Parroco di Aviatico, don Luigi Gritti.
COMMENTI
Luigi Rota
26/08/2014 14:13
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AURORA CANTINI
26/08/2014 15:00
La ringrazio signor Luigi Rota, questa foto è molto particolare e la conservo con "gelosia".
Stefano Testori
02/07/2015 10:00
secondo me si tratta di Monsignor Clemente Gaddi
AURORA CANTINI
03/07/2015 20:17
Grazie Stefano, in effetti ero in dubbio nei miei documenti. Ma non ne avevo la certezza perché confrontando foto d'epoca non ero riuscita a trovare molta somiglianza con Mons. Gaddi.
ROBERTO BRUGALI
03/07/2015 20:28
Qualcosa non quadra con la data indicata 1961.Infatti Mons. Gaddi fu vescovo di Bergamo dal 1963 al 1977 mentre il vescovo Piazzi lo fu dal 1953 al 1963.
AURORA CANTINI
04/07/2015 18:02
Infatti gentile Roberto era questo il problema che mi si era creato. Non coincidevano le date dei due mandati vescovili perciò avevo dedotto che si trattasse di Monsignor Piazzi. Anche il confronto tra le fotografie dei due vescovi non mi aveva aiutata. D'altro canto la bidonvia del Poieto fu inaugurata il 26 dicembre 1961.
ROBERTO BRUGALI
18/08/2015 17:34
Quindi,gentile Sig.ra Aurora,deduco che la foto a cui è stata cambiata la data da 1961 a 1963 non si riferisca all'inaugurazione della bidonvia.Grazie.
AURORA CANTINI
19/08/2015 15:08
Esatto. Poprio grazie a lei, signor Roberto, e al signor Stefano Testori, ho ripreso la mia ricerca e infatti dopo lunghe lunghe indagini chiedendo a destra e a manca tra gli abitanti dell'Altopiano di Selvino Aviatico, ho finalmente avuto la conferma che la bidonivia del Monte Poieto è stata inaugurata nel 1960, sempre a dicembre, dal Senatore Folchi. Ma su questa fotografia così particolare c'è tutta una lunga storia da raccontare, storia che ho ascoltato in prima persona da una arzilla signora di Selvino, che era presente quel giorno. Se qualcuno vorrà scoprire IL PERCHE' il Vescovo Monsignor Clemente Gaddi, nell'inverno del 1963 si appresta a salire sulla bidonvia del Monte Poieto, io sono a disposizione.
ROBERTO BRUGALI
19/08/2015 21:41
Grazie,Signora Aurora,per la risposta.La ringrazio anche per le sue ricerche che l'hanno portata alla soluzione del viaggio in bidonvia del Vescovo.Ora però sono incuriosito del perchè e quindi come dice il proverbio"Ha fatto trenta, ora faccia trentuno".Perciò le chiedo, per favore, di farci sapere il motivo della visita e di non lasciarci con l'amaro in bocca.Grazie
AURORA CANTINI
16/10/2015 17:57
Ed ora ecco la vera storia del Vescovo Monsignor Clemente Gaddi in bidonvia.
La data precisa non è certa, ma, dato che il Vescovo ha iniziato il suo mandato nel 1963, sicuramente era l’inizio dell’inverno del 1963 o 1964 e non prima. La testimonianza che riporto è data in prima mano dalla signora “Ciòci” Grigis, di Selvino, una dinamica e ancora arzilla signora, che era presente quel giorno. Il fratello Mario, persona molto conosciuta a Selvino e nelle valli, di forte carisma e personalità, da qualche anno aveva dato avvio al Poieto, prima con la costruzione della Bidonvia, poi piano piano con la realizzazione di un primo “baracchino” per turisti dove lui e la sorella “Cioci” offrivano pane e salame, e successivamente con la messa in opera dell’edificio vero e proprio, ampliato nel corso degli anni. Il primo palo per la Bidonvia venne impiantato nel 1959 proprio ad opera di Mario Grigis (fratello della Ciòci). Perciò per quale motivo il Vescovo di Bergamo stava salendo in Bidonvia, in inverno, sull’Altopiano di Selvino Aviatico, per raggiungere un’altezza di circa 1.400 metri dove non c’era nulla, se non distese bianche sferzate dal vento, su cui si poteva solo sciare?
Bisognava ritornare alla mente instancabile di Mario Grigis, il quale, infaticabile amante della sua terra, non si fermava un momento e poco tempo dopo l’inaugurazione della Bidonvia aveva iniziato a realizzare le piste da sci. Partivano da dietro il rifugio, verso le dorsali che scendevano verso il Passo di Ganda. La prima pista da sci aveva un impianto di risalita a Skilift, cioè con la fune che terminava con un piattello adibita al traino degli sciatori.
La continua presenza di sciatori richiedeva nuove idee. A lato nord dell’impianto già attivo, inoltrandosi oltre il Rifugio, si stendeva un pendio boschivo che scendeva nella valle dei “Ruc” e che ben si prestava ad una nuova possibilità per gli sciatori, una pista quasi in picchiata, che avrebbe garantito neve fino a primavera, essendo quasi sempre in ombra. Per quei tempi erano progetti futuristici, quasi inimmaginabili.
Ma per la nuova pista, impervia e maestosa, era necessario qualcosa di più robusto e sicuro di uno Skilift. Con l’aiuto di amici che contribuirono e sostennero l’idea di Mario Grigis, venne realizzata una Seggiovia con i seggiolini e solidi piloni portanti.
Si cominciò a dare un nome alle piste e la “Radici” divenne ben presto famosa e rinomata per la sua spericolatezza e difficoltà, ma anche per il suo pericoloso e intrigante fascino che richiamava turisti da ogni dove.
Ed ecco il ruolo di Monsignor Gaddi: attraverso i numerosi contatti di Mario Grigis era stato proposto al Vescovo di inaugurare il nuovo, brillante e massiccio impianto, perciò era stato accompagnato fin sull’Altopiano di Selvino per la memorabile occasione, all’inizio della stagione invernale.
La signora “Cioci” era emozionatissima quel giorno, e con lei la folla che era salita fin lassù per vedere, ammirare, seguire. Vedere un Vescovo, tutto “tirato” e compito, inaugurare una seggiovia, era una cosa strabiliante, quasi da non credere.
Dopo la cerimonia di benedizione venne offerta la cena al Rifugio, nella sala “vecchia”, costruita dal Mario nel 1962 e oggi trasformata in bar. Alla giovane “Cioci” era stato dato l’incarico di cucinare e di servire ai tavoli; fu durante uno di questi momenti che ascoltò il Vescovo commentare la particolare e vivace giornata con questo aneddoto, rivolto ai numerosi commensali presenti: «Devo dire che non mi era mai capitato in tutta la mia carriera di Vescovo di inaugurare una seggiovia. E devo anche ammettere che ho riflettuto a lungo su quale preghiera optare per la benedizione. Ma, con sincerità, la mia mente non trovava soluzioni. Avevo pensato alla Preghiera dell’Alpino, ma questo biancore, questo elevarsi al cielo come volando, chiedeva qualcosa di più leggero. Alla fine ho trovato quello che faceva al caso mio. La mia scelta è caduta sulla preghiera dell’Aviatore e ora capisco che ho fatto bene perché qui su questa vetta sembra davvero di essere vicino al cielo.»
La sua affermazione era stata così sincera e spontanea che aveva scaturito un lungo e festante applauso.
Oggi della seggiovia inaugurata dal Vescovo Clemente Gaddi restano solo alcuni pali; lo spettacolare dirupo aperto, quasi una lastra argentata, che sembrava proiettare verso il basso, si è rimboscato, tutto si è inselvatichito, come una fiaba senza il lieto fine.
Non c’è più niente, solo i ricordi degli anziani.
ROBERTO BRUGALI
16/10/2015 20:29
Grazie Signora Aurora per aver soddisfatto la mia e altrui curiosità.Si tratta di una vicenda veramente singolare e simpatica.Non conosco molto bene la zona in questione ma penso che averla lasciata in abbandono sia stato uno dei tanti errori, che noi uomini, nella nostra supponenza verso la natura compiamo.Un grazie anche alla arzilla signora "Cioci" per le informazioni che le ha fornito e che lei Signora Aurora ci ha cosi ben illustrato e esposto.
AURORA CANTINI
30/03/2016 14:16
Grazie a lei sognor Roberto per la sua attenzione!
Storylab
31/03/2016 12:49
Grazie per l'approfondimento! Ogni spiegazione è vitale per la ricostruzione della storia.
AURORA CANTINI
02/04/2016 17:13
Sono io che ringrazio Storylab per questo "libro" visivo della nostra terra. Ci starei ore ad ammirare fotografie ingiallite e magari un poco sfuocate ma ancora inebrianti di vita. E' un modo per omaggiare i nostri genitori, i nostri nonni, i nostri antenati, un modo, il solo e unico, di non farli morire davvero e per sempre.
La ringrazio signor Luigi Rota, questa foto è molto particolare e la conservo con "gelosia".
Stefano Testori
02/07/2015 10:00
secondo me si tratta di Monsignor Clemente Gaddi
AURORA CANTINI
03/07/2015 20:17
Grazie Stefano, in effetti ero in dubbio nei miei documenti. Ma non ne avevo la certezza perché confrontando foto d'epoca non ero riuscita a trovare molta somiglianza con Mons. Gaddi.
ROBERTO BRUGALI
03/07/2015 20:28
Qualcosa non quadra con la data indicata 1961.Infatti Mons. Gaddi fu vescovo di Bergamo dal 1963 al 1977 mentre il vescovo Piazzi lo fu dal 1953 al 1963.
AURORA CANTINI
04/07/2015 18:02
Infatti gentile Roberto era questo il problema che mi si era creato. Non coincidevano le date dei due mandati vescovili perciò avevo dedotto che si trattasse di Monsignor Piazzi. Anche il confronto tra le fotografie dei due vescovi non mi aveva aiutata. D'altro canto la bidonvia del Poieto fu inaugurata il 26 dicembre 1961.
ROBERTO BRUGALI
18/08/2015 17:34
Quindi,gentile Sig.ra Aurora,deduco che la foto a cui è stata cambiata la data da 1961 a 1963 non si riferisca all'inaugurazione della bidonvia.Grazie.
AURORA CANTINI
19/08/2015 15:08
Esatto. Poprio grazie a lei, signor Roberto, e al signor Stefano Testori, ho ripreso la mia ricerca e infatti dopo lunghe lunghe indagini chiedendo a destra e a manca tra gli abitanti dell'Altopiano di Selvino Aviatico, ho finalmente avuto la conferma che la bidonivia del Monte Poieto è stata inaugurata nel 1960, sempre a dicembre, dal Senatore Folchi. Ma su questa fotografia così particolare c'è tutta una lunga storia da raccontare, storia che ho ascoltato in prima persona da una arzilla signora di Selvino, che era presente quel giorno. Se qualcuno vorrà scoprire IL PERCHE' il Vescovo Monsignor Clemente Gaddi, nell'inverno del 1963 si appresta a salire sulla bidonvia del Monte Poieto, io sono a disposizione.
ROBERTO BRUGALI
19/08/2015 21:41
Grazie,Signora Aurora,per la risposta.La ringrazio anche per le sue ricerche che l'hanno portata alla soluzione del viaggio in bidonvia del Vescovo.Ora però sono incuriosito del perchè e quindi come dice il proverbio"Ha fatto trenta, ora faccia trentuno".Perciò le chiedo, per favore, di farci sapere il motivo della visita e di non lasciarci con l'amaro in bocca.Grazie
AURORA CANTINI
16/10/2015 17:57
Ed ora ecco la vera storia del Vescovo Monsignor Clemente Gaddi in bidonvia.
La data precisa non è certa, ma, dato che il Vescovo ha iniziato il suo mandato nel 1963, sicuramente era l’inizio dell’inverno del 1963 o 1964 e non prima. La testimonianza che riporto è data in prima mano dalla signora “Ciòci” Grigis, di Selvino, una dinamica e ancora arzilla signora, che era presente quel giorno. Il fratello Mario, persona molto conosciuta a Selvino e nelle valli, di forte carisma e personalità, da qualche anno aveva dato avvio al Poieto, prima con la costruzione della Bidonvia, poi piano piano con la realizzazione di un primo “baracchino” per turisti dove lui e la sorella “Cioci” offrivano pane e salame, e successivamente con la messa in opera dell’edificio vero e proprio, ampliato nel corso degli anni. Il primo palo per la Bidonvia venne impiantato nel 1959 proprio ad opera di Mario Grigis (fratello della Ciòci). Perciò per quale motivo il Vescovo di Bergamo stava salendo in Bidonvia, in inverno, sull’Altopiano di Selvino Aviatico, per raggiungere un’altezza di circa 1.400 metri dove non c’era nulla, se non distese bianche sferzate dal vento, su cui si poteva solo sciare?
Bisognava ritornare alla mente instancabile di Mario Grigis, il quale, infaticabile amante della sua terra, non si fermava un momento e poco tempo dopo l’inaugurazione della Bidonvia aveva iniziato a realizzare le piste da sci. Partivano da dietro il rifugio, verso le dorsali che scendevano verso il Passo di Ganda. La prima pista da sci aveva un impianto di risalita a Skilift, cioè con la fune che terminava con un piattello adibita al traino degli sciatori.
La continua presenza di sciatori richiedeva nuove idee. A lato nord dell’impianto già attivo, inoltrandosi oltre il Rifugio, si stendeva un pendio boschivo che scendeva nella valle dei “Ruc” e che ben si prestava ad una nuova possibilità per gli sciatori, una pista quasi in picchiata, che avrebbe garantito neve fino a primavera, essendo quasi sempre in ombra. Per quei tempi erano progetti futuristici, quasi inimmaginabili.
Ma per la nuova pista, impervia e maestosa, era necessario qualcosa di più robusto e sicuro di uno Skilift. Con l’aiuto di amici che contribuirono e sostennero l’idea di Mario Grigis, venne realizzata una Seggiovia con i seggiolini e solidi piloni portanti.
Si cominciò a dare un nome alle piste e la “Radici” divenne ben presto famosa e rinomata per la sua spericolatezza e difficoltà, ma anche per il suo pericoloso e intrigante fascino che richiamava turisti da ogni dove.
Ed ecco il ruolo di Monsignor Gaddi: attraverso i numerosi contatti di Mario Grigis era stato proposto al Vescovo di inaugurare il nuovo, brillante e massiccio impianto, perciò era stato accompagnato fin sull’Altopiano di Selvino per la memorabile occasione, all’inizio della stagione invernale.
La signora “Cioci” era emozionatissima quel giorno, e con lei la folla che era salita fin lassù per vedere, ammirare, seguire. Vedere un Vescovo, tutto “tirato” e compito, inaugurare una seggiovia, era una cosa strabiliante, quasi da non credere.
Dopo la cerimonia di benedizione venne offerta la cena al Rifugio, nella sala “vecchia”, costruita dal Mario nel 1962 e oggi trasformata in bar. Alla giovane “Cioci” era stato dato l’incarico di cucinare e di servire ai tavoli; fu durante uno di questi momenti che ascoltò il Vescovo commentare la particolare e vivace giornata con questo aneddoto, rivolto ai numerosi commensali presenti: «Devo dire che non mi era mai capitato in tutta la mia carriera di Vescovo di inaugurare una seggiovia. E devo anche ammettere che ho riflettuto a lungo su quale preghiera optare per la benedizione. Ma, con sincerità, la mia mente non trovava soluzioni. Avevo pensato alla Preghiera dell’Alpino, ma questo biancore, questo elevarsi al cielo come volando, chiedeva qualcosa di più leggero. Alla fine ho trovato quello che faceva al caso mio. La mia scelta è caduta sulla preghiera dell’Aviatore e ora capisco che ho fatto bene perché qui su questa vetta sembra davvero di essere vicino al cielo.»
La sua affermazione era stata così sincera e spontanea che aveva scaturito un lungo e festante applauso.
Oggi della seggiovia inaugurata dal Vescovo Clemente Gaddi restano solo alcuni pali; lo spettacolare dirupo aperto, quasi una lastra argentata, che sembrava proiettare verso il basso, si è rimboscato, tutto si è inselvatichito, come una fiaba senza il lieto fine.
Non c’è più niente, solo i ricordi degli anziani.
ROBERTO BRUGALI
16/10/2015 20:29
Grazie Signora Aurora per aver soddisfatto la mia e altrui curiosità.Si tratta di una vicenda veramente singolare e simpatica.Non conosco molto bene la zona in questione ma penso che averla lasciata in abbandono sia stato uno dei tanti errori, che noi uomini, nella nostra supponenza verso la natura compiamo.Un grazie anche alla arzilla signora "Cioci" per le informazioni che le ha fornito e che lei Signora Aurora ci ha cosi ben illustrato e esposto.
AURORA CANTINI
30/03/2016 14:16
Grazie a lei sognor Roberto per la sua attenzione!
Storylab
31/03/2016 12:49
Grazie per l'approfondimento! Ogni spiegazione è vitale per la ricostruzione della storia.
AURORA CANTINI
02/04/2016 17:13
Sono io che ringrazio Storylab per questo "libro" visivo della nostra terra. Ci starei ore ad ammirare fotografie ingiallite e magari un poco sfuocate ma ancora inebrianti di vita. E' un modo per omaggiare i nostri genitori, i nostri nonni, i nostri antenati, un modo, il solo e unico, di non farli morire davvero e per sempre.
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