Si era in piena guerra e anche nel paesino di Ganda, sull'Altopiano di Aviatico, la guerra si faceva sentire. Molti gli sfollati che partivano dalla bassa bergamasca e salivano nelle valli. Uno di essi, uno sconosciuto "sértur", sarto, proveniente da Stezzano, insieme alla moglie e alle due figliolette, era salito a piedi fino a Ganda lungo la mulattiera del torrente Rovaro, con sulle spalle la sua inseparabile macchina da cucire. Abitava nella prima casa del paesino, a sinistra del campanile, una casa dei "Nigroni" che mio nonno "Santì" teneva come mezzadro curando anche i prati. In quel periodo lo stabilimento Bellora di Gazzaniga offriva ai dipendenti scampoli di stoffa misto lana e anche Agnese, sorella maggiore di mia mamma Clemens, ne aveva ricevuti. Così le ragazze di Ganda, operaie, con l'aiuto dell'amico "sértur" cominciarono a farsi i primi completi. Trascorrevano in compagnia i momenti liberi dal fieno e imparavano a cucire. "Ol Santì" gli dava regolarmente un po' di latte e il sarto ogni sera preparava sul fuoco la minestra di riso e latte per tutte le ragazze e i bambini della borgata. Mia mamma, al centro con il fiocco tra i capelli corti, poté cucirsi il primo "taiör" color panna. Del "sértur" poi non si seppe più nulla.